DIARIO DI UN NAUFRAGIO by Guido Crainz

DIARIO DI UN NAUFRAGIO by Guido Crainz

autore:Guido Crainz
La lingua: ita
Format: epub
editore: Donzelli Editore
pubblicato: 2019-03-29T16:00:00+00:00


2. 2009.

La stella del premier è ancora all’apice mentre il centrosinistra sembra avviarsi al suicidio: lo confermano le dimissioni del segretario del Pd Veltroni, frutto di lotte di fazione giunte al parossismo42. Segue una ordinaria amministrazione del tutto inadeguata, con la reggenza provvisoria di Dario Franceschini43 e le poco entusiastiche primarie che eleggono a quella carica Pier Luigi Bersani44. Viene lar gamente dispersa così quella speranza di cambiamento che pur aveva riempito le piazze nella campagna elettorale. Perché è così rapida questa dissoluzione, iniziata all’indomani stesso del voto? Solo per la delusione del risultato?

Non riesco a convincermene e mi lascia molti dubbi un libro di Aldo Schiavone che suscita qualche polemica45. «In primo luogo, che rapporto c’è fra l’Italia che si è delineata dall’inizio degli anni novanta e la storia precedente della Repubblica? In altri termini: lo snodo centrale si colloca fra la caduta del muro di Berlino e l’esplosione di Tangentopoli, o molto più all’indietro? Il profilo del paese che si è delineato in questi anni – con la dissoluzione del vecchio sistema politico e il mutamento post-industriale – ha le sue prime ragioni nella crisi radicale (di dimensioni internazionali, non solo italiane) dei primi anni novanta? Se così fosse sarebbe possibile vedere nel berlusconismo solo l’ideologia della transizione italiana: e quindi pensare (e sperare) che la vittoria elettorale del 2008 rappresenti il punto terminale della sua parabola, “un capitolo della nostra storia che si sta chiudendo”. Anche accogliendo con comprensibile favore questa lettura, lascia qualche dubbio l’idea che “la sinistra sia ancora nelle condizioni migliori per poter rispondere” alle domande del paese perché dispone “di più conoscenze, di un pensiero più educato, di un maggior allenamento alla riflessione” (traggo le citazioni dal libro di Schiavone). I dubbi non sono legati solo a quella che a me sembra una sostanziale agonia (o, se preferite, perdita di profilo e di cultura comune) delle differenti sinistre, da quella riformatrice a quella che ancora evoca fantasmi comunisti. I dubbi rinviano alla natura e alla genesi profonda della crisi. Si considerino gli elementi, strettamente intrecciati, che Schiavone indica con grande chiarezza: in primo luogo il dissolversi del rapporto fra le masse organizzate dell’economia industriale della prima Repubblica e il sistema dei partiti. Più ancora, lo scomparire stesso delle classi, a partire dalla classe operaia, e l’affermarsi di un inedito popolo di consumatori, caratterizzato da un forte individualismo acquisitivo. Sono processi che nascono con le trasformazioni degli anni ottanta o rinviano alle modalità stesse della modernizzazione italiana, a partire dal miracolo economico»? È solo una parte, naturalmente, di una riflessione più generale che era stata seriamente avviata «nel dibattito storiografico, politico e giornalistico alimentato dalla crisi dei primi anni novanta. Da punti di vista molto differenti vennero sollevate allora domande radicali sulla nostra vicenda nazionale: di lì a poco, nell’attesa di una salvifica seconda Repubblica, l’urgere di esse fu infelicemente dimenticato. Erano troppo radicali? A me non sembra. Lo scorrer degli anni ha semmai confermato che quei nodi poco autorizzano visioni ottimistiche del futuro civile e politico del paese»46.



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